Sono appena tornato da Nairobi dove l’associazione di cui sono presidente ha inaugurato un nuovo complesso scolastico vicino alla terribile discarica di Dandora. 600 bambini avranno, così, la possibilità di evadere dall’inferno del lavoro in discarica, studiare e, forse, migliorare la loro posizione sociale. È una speranza nella quale io e il mio staff mettiamo tutto il nostro entusiasmo e il nostro impegno.
Proprio mentre mi trovavo nella terribile discarica dove lavorano in condizioni disumane oltre 6000 bambini, che portano a casa 40 centesimi al giorno, ragionavo sull’Europa e sugli egoismi mondiali.
In quelle ore la Spagna aveva votato, Vox aveva raddoppiato i suoi voti e Salvini aveva fatto il pieno in Umbria. A meno di un miracolo, il 12 dicembre l’Inghilterra lascerà l’Europa (per andare dove? Non si sa) e negli USA Trump, nonostante l’impeachment, probabilmente non ha rivali.
Tutto ciò avviene per una ragione semplice che abbiamo trattato più volte: in questi anni di folle globalizzazione, in cui il nostro avido Occidente ha fatto la parte del leone nel prendersi i vantaggi del lavoro a basso prezzo asiatico, proprio noi abbiamo arricchito l’Asia (da 600 $ pro-capite del 1990 ai 12.600 $ pro-capite di oggi).
A loro è andata bene, ma, come in un vaso comunicante, la globalizzazione ha penalizzato le classi medie dell’Occidente, che hanno perso reddito e futuro. Non capendo cosa stesse succedendo, queste persone se la sono presa con il partito politico di turno e hanno cominciato a provare di tutto per cambiare, in maniera convulsa e disordinata, agendo di pancia e ritrovandosi a essere rincorsi da leader politici che fanno a gara per alimentare la loro rabbia.
“La colpa è dell’immigrazione! La colpa è del governo precedente! La colpa è dei politici che rubano!”. E così enumerando, in un vortice di caos che ha portato a voti altrettanto confusi.
Il caso del Movimento 5 Stelle è tipico: dal 2013 è salito vorticosamente al 23%, poi al 32%, quindi è precipitato al 17% alle europee e, infine, al 7% in Umbria.
I nostri leader politici parlano ancora e basano i loro scontri sulla contrapposizione tra destra e sinistra, come nel secolo scorso, e i commentatori seguono con distinguo altrettanto penosi.
Ma in realtà cosa è successo? E cosa succederà?
L’occidente, in particolar modo l’Europa, con tutte le diverse sfumature da paese a paese, sta vivendo una lotta interna tra i suoi cittadini e tra due visioni che non sono più di destra o di sinistra: lo scontro è tra chi si vuole chiudere e mettere muri e chi vuole aprirsi.
C’è chi vorrebbe chiudersi con dei muri intorno e mettere la testa sotto la sabbia, per tornare al passato o sperare che passi la nottata. Tra di loro ci sono i cosiddetti leoni da tastiera, gli “anti-immigrazione”, quelli che se vedono un nero hanno paura, quelli che vorrebbero pagare meno tasse ma avere più servizi dallo Stato, quelli che evadono e quelli che in buona fede hanno visto i loro redditi non aumentare da metà degli anni ‘90. In una parola, forse, tutti quelli che hanno perso la speranza.
E poi c’è chi auspica che la globalizzazione darà, nel lungo periodo, dei risultati; chi vuole i porti aperti, i muri abbattuti e la libera circolazione delle merci, chi pensa che il mondo si stia globalizzando e che l’unica speranza sia rendere l’Europa forte, per contrapporci alla pari con Cina e USA, che stanno iniziando la seconda guerra fredda della storia.
Due fazioni, quindi: chi si chiude nella muraglia, chi si apre.
E non è un caso se a Milano (ormai, secondo fonti terze e autorevoli, la città “più avanti” d’Italia) reggono quei partiti di sinistra che interpretano un po’ meglio la modernità.
Questa è la nuova contrapposizione europea e occidentale.
E non pensiate che per il bambino che lavora nella discarica di Dandora l’esito di questa battaglia occidentale non abbia conseguenze: anche il suo futuro dipende da chi vincerà.