Fino a un anno fa, pensavo e speravo che l’Africa avrebbe trovato il suo spazio nel mondo globalizzato, con qualche investimento in più nel settore educativo e tanti giovani in età lavorativa. Immaginavo che le imprese occidentali, avrebbero trasferito le loro realtà produttive nei paesi africani, spinte dalla necessità di ridurre il costo del lavoro.
Nel continente africano la forza lavoro era pronta, forte e giovane. L’educazione stava migliorando, il quadro era perfetto e l’Africa era pronta a prendersi la sua fetta di globalizzazione.
Nella realtà, però, qualcosa stava silenziosamente cambiando le regole del gioco: la robotica.
L’avanzata della robotica riassorbirà tanti posti di quel lavoro non qualificato che avrebbero potuto svolgere i numerosi giovani, non eccessivamente preparati, ma in urgenza di un’occupazione.
Il ritmo a cui l’automazione muoverà dipenderà molto dal contesto sociale, tecnico ed economico e la sfida per l’Africa consisterà nel cercare di sviluppare sistemi educativi ed occupazionali, così che possano aiutare i cittadini a stare al passo con i tempi. Non sarà semplice, soprattutto perché molti paesi africani già faticano a infrastrutturare il proprio territorio per facilitare commerci e servizi di prima necessità.
Impossibile sapere come realmente si evolveranno le cose. Resta solo una certezza, per ora: in Africa vivranno circa 4 miliardi di persone e saranno tutti spettatori di un mondo che avanza.