Ecco una buona notizia che l’Ansa ha trasmesso qualche ora fa sulla situazione in Sudan:
La giunta militare e la coalizione di forze della società civile del Sudan hanno firmato un accordo di condivisione del potere al termine di negoziati durati tutta la notte per porre fine alla crisi nel Paese. Lo riporta la Bbc. Un’intesa fra le parti era stata raggiunta il 5 luglio scorso.
E’ un “momento storico” per il Paese, ha commentato Mohamed Hamdan Dagalo, il generale numero due della giunta. Oggi è stata firmata la cosiddetta ‘dichiarazione politica’, ovvero uno dei due documenti che costituiscono l’accordo. L’altro è la ‘dichiarazione costituzionale’, che dovrebbe essere firmata entro qualche giorno.
L’accordo rappresenta un passo chiave verso la transizione del Paese dopo mesi di proteste di piazza che hanno spinto i militari a destituire lo scorso aprile l’autocrate Omar al-Bashir. All’inizio del mese le parti avevano concordato di formare un “consiglio sovrano” che governerà il Paese per tre anni e tre mesi e che sarà composto da 5 militari e 5 civili. Il compromesso prevede una undicesima poltrona che andrà a un civile con un background militare.
Precedenti negoziati erano falliti quando il 3 giugno le forze di sicurezza avevano sgomberato – uccidendo 130 persone, anche se le autorità ammettono 61 morti – il sit-in davanti al quartier generale delle forze armate nella capitale Khartoum.
La situazione era veramente difficile e si pensava che questa giovanilistica nuova primavera d’Africa sarebbe sfociata nel sangue della repressione.
Invece la voglia di cambiamento non ha fermato la piazza costituita da tantissimi giovani e ha piegato la giunta militare.
Se qualcosa si muove in Sudan lo si deve solamente al coraggio dei giovani. E se si muove in Sudan, potrebbe propagarsi in altri paesi, dove i giovani sono tanti e hanno voglia cambiamento.