Oggi l’Africa, come altri paesi in via di sviluppo, si trova a sperimentare le nuove tecnologie digitali, senza aver intrapreso un precedente percorso di industrializzazione.
Tutti ricordano la celebre foto del Masai, avvolto nel suo tradizionale shuka, contornato da una mandria di mucche denutrite nel mezzo della savana, immortalato con il suo cellulare tra le mani: il simbolo dell’Africa in movimento.
Il venture capitalism africano è ancora modesto: 400 milioni di dollari spesi nel 2014 e 600 milioni come previsione di spese per il 2018; numeri ancora limitati per un continente che potrebbe ricevere grandi benefici da una opportuna applicazione delle nuove tecnologie.
Il caso dell’e-commerce è emblematico dei processi in corso nel continente: è nato negli Stati Uniti come la risposta alle grandi distanze, alla presenza di pochi punti vendita, a una bassa densità di popolazione ma con redditi elevati; oggi i primi segnali di sviluppo del settore si presentano anche sulla scena africana, caratterizzata a sua volta da distanze elevate, difficoltà di trasporto e dispersione abitativa, fattori che potrebbero garantire una forte diffusione di questi servizi online. Apripista è stato l’intervento di TEAMS, The East African Marine System, società pubblico-privata, che ha portato dagli Emirati Arabi la fibra ottica sulle coste di Mombasa e ha connesso ad Internet l’intero East Africa.
Il costo è ancora alto, ma la connessione è veloce.
Alcuni esempi di innovazione digitale locale sono invece Jumia per la Nigeria e Copia Global per il Kenya.
Il primo è una sorta di Amazon africano: vende prodotti per il consumo e si è strutturato in tanti sotto portali tematici, da quello dedicato ai viaggi a quello immobiliare e, per il momento, è in grande crescita.
Il secondo rappresenta una realtà più modesta, ma sotto certi aspetti più interessante: i clienti, infatti, visitano il loro negozio abituale, danno un’occhiata ai prodotti Copia e ordinando al negoziante attraverso la app di Copia; pagano al negoziante il valore dei prodotti, in un’unica somma o in piccole rate. Il negoziante usa un sistema di pagamento virtuale per pagare a Copia i prodotti ordinati e Copia consegna i prodotti al negozio entro 48 ore, per consegne all’interno della città, ed entro 1 settimana, per consegne in zone rurali. Una volta che il cliente ha ricevuto l’ordine, il negoziante riceve una commissione da Copia. Il sistema è quello di un e-commerce tradizionale, ma a fare la differenza sono la consegna e il coinvolgimento del negozio locale: l’acquisto online non va infatti a eliminare ogni intermediario, ma mantiene attiva la rete locale, lasciando che il consumatore si rivolga per l’ordine al suo negozio di fiducia, il quale, catalogo Copia Global alla mano, effettua l’ordine e si fa garante del pagamento e del ritiro, sotto commissione, ovviamente.
Un sistema che ricorda i chioschi di MPESA e che sembra non voler dimenticare nessun soggetto che compone la filiera. Un meccanismo che usa quindi l’intermediazione, al contrario di quello che accade nelle imprese digitali odierne, per ottimizzare una rete attiva sul territorio, capillare e più che mai funzionale al supporto del sistema stesso.
L’Africa utilizza la disintermediazione del web secondo le sue esigenze, che spesso non sono quelle per cui è nato Internet.