L’inadeguatezza delle infrastrutture e le risposte della World Bank.
maggio 18, 2018
Al calare del sole il continente africano resta al buio, fatta eccezione per Nigeria, Nord Africa e Sud Africa. Non stupisce quindi come la produttività nell’area sub-sahariana sia schiacciata dalla mancanza di infrastrutture adeguate e di servizi minimi come l’accesso all’energia, all’acqua e ad una mobilità su strada adeguata alle richieste di trasporto.
I 44 Paesi coinvolti in questa fascia generano più o meno la stessa quantità di energia elettrica della Spagna, paese con soli 46 milioni di abitanti. Il consumo di elettricità è un decimo rispetto a quello che si rileva nei cosiddetti “Paesi sviluppati”. Le carenze rilevate nei Paesi del Sub-Sahara sono ben lontane persino dai valori dei Paesi a low-income.
In questi anni, come abbiamo già raccontato, qualcosa è migliorato, ma le difficoltà sono evidenti.
In confronto ad altri continenti, l’Africa è caratterizzata da una bassa densità demografica totale (36 persone per chilometro quadrato) e una bassa percentuale di urbanizzazione (35%), ma da una percentuale di crescita urbana relativamente alta (3,6% all’anno), un numero abbastanza elevato di paesi senza sbocchi sul mare (15) e numerose piccole economie. I confini internazionali non corrispondono né a elementi naturali (come bacini idrici) né a elementi artificiali (come città e canali di commercio, come i porti). La connessione infra-regionale è, pertanto, molto scarsa, sia in relazione ai collegamenti stradali infra-continentali, sia ai collegamenti energetici, sia alle principali linee in fibra ottica. I corridoi dei trasporti sono stati pensati per fornire un accesso alle zone portuali, mentre la rete stradale infra-regionale è caratterizzata da forti discontinuità. I pochi collegamenti attraverso i confini esistono per supportare lo scambio energetico regionale, anche se molti paesi sono troppo piccoli per poter produrre energia in modo indipendente. A causa del loro isolamento geografico, i paesi senza sbocchi sul mare soffrono particolarmente per la mancanza di connettività regionale. Sia la distribuzione sul territorio che la rapida migrazione delle popolazioni creano sempre maggiori sfide nell’ottenere un accesso universale. Nelle zone rurali, più del 20% della popolazione vive in insediamenti molto lontani tra loro, dove la densità demografica media è di meno di 15 persone per chilometro quadrato; i costi per la costruzione di infrastrutture sono quindi relativamente elevati. Nelle zone urbane, il tasso di crescita demografica del 3,6% all’anno sta mettendo a dura prova i fornitori di servizi infrastrutturali.
Di conseguenza, nell’ultimo decennio, la copertura dei servizi urbani è decisamente diminuita e le alternative a basso costo stanno andando a riempire il vuoto creatosi. E, di conseguenza, i costi per un sistema infrastrutturale basilare dovranno raggiungere cifre doppie rispetto ad altre città in via di sviluppo.
La World Bank ha diversi consigli, come ad esempio permettere il commercio regionale di energia attraverso la creazione di 22.000 mega watt di linee di trasmissione transfrontaliere, collegare le capitali, i porti, i confini e le città minori con una rete stradale di qualità, costruire strade praticabili tutto l’anno per l’accesso ai territori agricoli, di grande valore per il continente, alzare i tassi di elettrificazione domestica di 10 punti percentuali.
Questi obiettivi erano già presenti nelle analisi datate 2008 – 2011. Tuttavia, complice la recessione del petrolio e le primavere arabe, ben poco è stato fatto.
L’Africa però è creativa. Ai grandi obiettivi supplisce con innovazioni minime che sommate possono raggiungere valori incredibili che potrebbero essere la riposta africana ai progetti strutturati delle grandi istituzioni mondiali.