“CONGO IS HEADING BACK TO HELL”: la copertina di questa settimana su The Economist. Questa è la notizia!
febbraio 21, 2018
Quando l’Economist dedica la copertina a un fenomeno o a una notizia va preso sul serio.
Questa settimana il magazine britannico parla della situazione drammatica del Congo; non perché ci siano notizie particolari da dare, ma per argomentare uno dei misfatti più terribili d’Africa.
Dopo la spoliazione e il saccheggio decennale di Mobutu, è arrivata l’era dei Kabila, che ne hanno continuato la tradizione e la guerra civile. La stima dei morti del Congo dal 2003 a oggi varia tra il milione e i cinque milioni. Numeri approssimativi, perché – dice la testata cinicamente – nessuno si è mai preso la briga di contare i corpi. Un dato quasi certo? Circa 4 milioni di abitanti che hanno dovuto lasciare le loro case a causa della guerra. Sono numeri da genocidio senza genocidio, che si muovono insieme a un’interminabile saccheggio delle materie prime del paese su cui i confinanti hanno lucrato. Dal Ruanda all’Angola allo Zimbabwe, all’Uganda.
La situazione politica continua ad essere in stallo e senza sbocchi. Kabila figlio avrebbe già dovuto lasciare il potere, ma non indice le elezioni. E questo da un anno. Ma poiché quello che avviene a Kinshasa non interessa i mercati internazionali né cambia alcun equilibrio economico, il mondo sta a guardare e se ne frega.
Il fatto che l’Economist si preoccupi di dirlo al mondo “che conta” è interessante e induce a pensare che si guardi all’Africa con più attenzione.
Se poi aggiungiamo tutti gli articoli su altre testate sulla cacciata di Zuma in Sud Africa e sulla presa del potere da parte di Ramaphosa in un clima apparentemente democratico, e se mettiamo anche quelli relativi alle dimissioni del primo ministro etiope, possiamo affermare che sui giornali qualcosa si muove.