Tuttavia, dopo aver esaltato le sorti di un continente on the move, il rapporto McKinsey riporta in chiusura: “I governi dovranno giocare un ruolo più forte per togliere il guinzaglio al rinnovato dinamismo. Sei priorità emergono da questa ricerca: mobilitare di più le risorse interne, diversificare le economie in modo aggressivo, accelerare lo sviluppo infrastrutturale, approfondire l’integrazione regionale, formare i talenti del domani e assicurare un’urbanizzazione più salutare. Conseguire queste sei priorità richiederà la visione e la determinazione di guidare riforme di vasta portata nella vita pubblica con la capacità e l’impegno di realizzazione di queste riforme”.
Sei condizioni fondamentali da cui dipende lo sviluppo effettivo del continente: la possibilità di avere un’Africa “on the move”, quindi, è subordinata ad una serie di interventi pubblici, di superamento di freni allo sviluppo, che, come vedremo nelle prossime settimane, purtroppo difficilmente potranno aver luogo nelle modalità e nei tempi richiesti.
L’Africa è stata tenuta troppo a lungo a margine del grande ballo della globalizzazione, mangiando le briciole e servendo a tavola.
Sei obiettivi, quindi, e uno sviluppo al momento ancora lontani…