L’Europa sta rischiando la sua ennesima brutta figura nella vicenda del popolo curdo: di fronte all’ultimatum di Erdogan di far venire in Europa 3 milioni di siriani, il nostro vecchio continente è titubante e tentennante. Tutta la vicenda, se non fosse un vero dramma per 80 milioni di curdi senza una patria né una nazione e divisi tra Turchia, Iraq e Siria, appare quasi farsesca.
Ecco quello che è successo: prima Trump, schiacciato tra impeachment, redditi ed elezioni 2020, ha pensato che chiudere qualche guerra gli avrebbe fatto bene; ha, quindi, abbandonato gli alleati curdi senza un plissé, anzi, ricordando il loro mancato aiuto agli USA nello sbarco in Normandia del 1944. Oltre al tradimento, la beffa!
Erdogan, anche lui sotto scacco elettorale in casa (con il probabile ok statunitense) ha deciso di dare una botta ai curdi turchi attaccando quelli siriani, con lo scopo di creare un ampio corridoio dove alloggiare molti dei milioni di rifugiati siriani, anche non curdi.
I curdi siriani sono stati beffati tre volte: prima sedotti e abbandonati da Trump (in nome di cosa?), poi attaccati militarmente da Erdogan e, tra non molto, attaccati dalle forze dell’Isis, che aspettano alle loro spalle, dopo che loro stessi li avevano sconfitti senza alcun aiuto. L’Isis, che era ormai ridotta a un lumicino, rischia di avere adesso uno spazio militare e politico. Gli altri attori mediorientali più interessati, come Assad o l’Iraq, stanno a guardare, pronti anche loro a creare debiti e crediti, aiutando o colpendo. I curdi intanto combattono come sempre, facendo scappare donne e bambini.
Ora veniamo a noi e all’Europa: durante la guerra siriana, circa 4 milioni di rifugiati sono stati accolti dalla Turchia, non per spirito umanitario, ma per soldi. Dopo che la Merkel aveva accolto ben 1,5 milioni di siriani con pessime conseguenze politiche, l’Europa ha pagato circa 6 miliardi di euro per non far loro oltrepassare il confine balcanico e per farli riversare nei nostri paesi. Erdogan ha incassato e nei suoi comizi afferma che l’Europa non ha ancora pagato una tranche: se non fosse tragico, sarebbe, appunto, ridicolo.
Il presidente turco minaccia di aprire le frontiere e far uscire tutti, se l’Europa gli metterà i bastoni tra le ruote e, purtroppo, si tratta di una minaccia plausibile. E l’Europa? Zitta.
Se fosse forte, condannerebbe Erdogan, straccerebbe il triste contratto di “badante dei rifugiati” e accoglierebbe gli eventuali siriani che scapperebbero dalla guerra e dal presidente turco. Dovrebbe, inoltre, smettere di avere paura delle migrazioni e degli immigrati (che saranno la consuetudine dei prossimi 30 anni) e agire con una politica seria, condivisa e solidale.
Se non fosse forte, come credo non sarà, farà finta di nulla: griderà agli ambasciatori turchi, come ha già fatto Di Maio, ma lascerà che il Sultano uccida i curdi necessari al suo disegno.
Questo è il limite del nostro continente: fino a quando i nostri ricchi e ben pasciuti concittadini europei avranno paura di tutto, la politica europea sarà triste, paurosa e poco efficace.
È comprensibile, ma non più fattibile, perché rischia di essere un boomerang letale.