La rappresentanza tra web, popolo e istituzioni: un caos travolgente
ottobre 2, 2019
Oggi non parlerò di migrazioni né di sbarchi. Tratterò brevemente, invece, un tema che mi sta a cuore: il cambiamento che sta subendo la rappresentanza.
Il dibattito è aperto da tempo, ma non si trovano soluzioni e non se ne troveranno nemmeno con la prossima legge elettorale, che arriverà dopo il taglio dei parlamentari.
Userò quindi l’immaginazione, facendovi prima fare un passo indietro nel secolo scorso.
Nel ‘900, i partiti nel mondo occidentale erano divenuti, insieme ai sindacati, i corpi intermedi che interpretavano le masse, mediavano le loro richieste e le rappresentavano. E lo facevano nel luogo deputato alle risposte: in Parlamento, attraverso gli accordi tra sindacati e datori di lavoro e così enumerando.
Poi sono arrivate tre cose: internet, la fine della contrapposizione delle classi sociali e la crisi della classe media dovuta alla globalizzazione. A quel punto, è iniziato il parapiglia, in cui nessuno ormai è più in grado di orientarsi.
In Italia, la recente crisi politica ha sottolineato la confusione: per alcuni è bene che la crisi si sia risolta in Parlamento, luogo deputato, mentre per altri la crisi avrebbe dovuto coinvolgere il popolo che detiene le chiavi di quel luogo; per alcuni “Meno male che c’è Mattarella”, per altri “Male che Mattarella non abbia sciolto le camere”. E il tutto, pigiando insistentemente su una tastiera o sullo schermo di uno smartphone. Eh già, perché tra popolo e istituzioni, tra nuove e vecchie liturgie, tra palazzo e popolo, si è poi aperta la guerra dei cosiddetti “leoni da tastiera” (tipica deriva di internet) che hanno gridato contro tutto e tutti.
Addirittura, nel mezzo della crisi, il Movimento 5 Stelle ha richiesto il permesso di fare il governo con il PD (accordato benevolmente) al mostro sacro di internet, rappresentato dalla piattaforma Rousseau. La litania allora è diventata: “Che schifo! Anche Mattarella sta aspettando Rousseau”. Ma, comunque la si metta e qualsiasi commento si voglia fare, la crisi della rappresentanza c’è, quello che manca è una soluzione.
Con l’arrivo di Internet tutto è cambiato e anche la politica e, di conseguenza, la rappresentanza avranno, prima o dopo, la loro nuova disruption (la prima avvenne con l’arrivo di Berlusconi e soprattutto delle sue televisioni). Tornare all’ ‘800 o al ‘900 sarà impossibile, anche a causa della sparizione delle contrapposizioni sociali, che sono quasi morte con il muro di Berlino, poi sopravvissute per poco tempo e successivamente sciolte nel nuovo liberalismo. Sono infine morte definitivamente nel liberalismo immediatamente declinante dopo la sbornia della globalizzazione, che ha lasciato morti e feriti sul terreno dell’occidente. Oggi forse possiamo parlare di contrapposizione tra chi ha troppo e chi niente o molto poco, tra chi corre per tutto il mondo a fare affari e tra chi è chiuso nel suo paesello, da cui si può allontanare solo per pochi giorni grazie a Ryan Air.
Il fatto è che oggi tutti hanno una tastiera e tutti sanno (e vogliono) usarla, perché il desiderio di contare qualcosa, mostrando al mondo di esserci, è grande. Il fenomeno Greta lo dimostra: nel ventesimo secolo, Greta sarebbe diventata al massimo consigliere comunale di Stoccolma, dopo aver lottato come una belva per 20 anni con il suo cartello di fronte alla scuola. Oggi, grazie a un tema di interesse mondiale, è stata la scintilla, l’icona, la rappresentanza di milioni di giovani che si sentono come lei e che hanno usato internet per comunicare e per organizzarsi. Il rovescio della medaglia è che sarà sempre più difficile essere un deputato alla delega di qualcosa, perché basta una ragazzina a riprendersela senza sconti.
Cosa ci aspetta?
Senz’altro un gran casino: non ci sarà la contrapposizione tra populismo e delega rappresentativa, perché non c’è né la prima né la seconda (un tema peraltro molto gettonato in questi ultimi anni, come se i primi fossero il male e i secondi il bene o viceversa). Ci sarà, invece, un misto dei due, sia a livello partitico sia a livello parlamentare e di conseguenza governativo. Su alcuni temi ci sarà la richiesta via web di indicazioni o decisioni referendarie, su altri si lascerà al deputato la delega di esercitare il ruolo, con molto controllo da parte del delegante.
Immagino partiti che si costruiranno sul web (spero, trans-nazionalmente) e immagino rappresentanti che saranno delegati nei vari parlamenti con votazioni politiche via web con blockchain sicure. Immagino un cambiamento complessivo delle regole, per evitare che il futuro sia ingabbiato dal passato e che l’adorazione del secondo affossi il primo.
Ho la sensazione che la mia immaginazione si avvicini molto alla realtà.