Il benessere nazionale verrà raggiunto anche grazie alle dinamiche imprenditoriali, alcune delle quali sono già in atto nella capitale.
Se fossimo produttori italiani, cercheremmo di esportare e creare business in Kenya: per i prossimi 20 anni si possono preventivare ottimi ritorni. Il Paese e la sua popolazione, abbiamo visto, sono in crescita ma, diversamente dal resto del continente, qui c’è un percorso di sviluppo già avviato. Trovarsi poi a Nairobi, sicuri dell’assistenza delle istituzioni italiane, significa avere le spalle coperte, al centro di un mercato che può diventare florido e offrire garanzie di consumo.
Il settore che avrebbe più chance in Kenya è, in primis, quello alimentare: i kenioti adorano i piatti e il cibo italiano. Da questa consapevolezza e dall’esperienza decennale sul campo è nata l’idea, ad esempio, di creare una scuola di cucina italiana per i ragazzi beneficiari dei nostri progetti Alice for Children a Nairobi: moltissimi ragazzi escono dalle scuole secondarie e sono spesso soli di fronte al loro futuro, anche perché gli studi fatti non danno loro la certezza di un lavoro. Molti di loro, quelli sostenuti dai nostri progetti o quelli che se lo possono permettere, sono spinti a frequentare un liceo, perché, come avveniva in Italia negli anni ’60, seguire un percorso liceale dà un senso di sicurezza maggiore, anche se, a conti fatti, rimane l’obbligo di proseguire gli studi per sperare in una valida occupazione.
Da qui l’idea di creare una scuola di cucina con corsi professionali di catering e beverage della durata di tre anni, potenziando il piano di studi con lezioni sull’Italian food e con un anno di specializzazione (l’Academy vera e propria) tenuto da professori italiani e integrata da workshop realizzati da famosi chef. Esportare ingredienti, talenti e competenze: ecco la vera sfida.
Alcuni ragazzi della Italian Food Academy all’opera.
Non è solo la cucina italiana a essere apprezzata in Kenya: anche l’architettura, l’arredamento, la meccanica leggera, l’industria agricola e la moda made in Italy sono campi in cui la richiesta da parte dei locali si sta alzando moltissimo.
Lo spazio potenziale per le esportazioni e per il business è quindi enorme.
Ma occorre offrire anche qualche accorgimento per le imprese interessate: la vita in Africa è dura, le truffe sono dietro l’angolo e i tempi dilatati. “Pole, pole” dicono in kiswahili, piano piano.
Occorre quindi armarsi di pazienza e conoscenza del territorio, muoversi con abilità e senza ingenuità.