Il quarto e Il quinto passo: gestire il sottosuolo e utilizzare la tecnologia.
settembre 11, 2018
La ricchezza di materie prime nel sottosuolo può rivelarsi una fortuna immensa o una vera e propria maledizione: tutto dipende da come vengono gestite e, soprattutto, da chi.
Il tema è cruciale perché, come abbiamo già visto, accade spesso che un paese ricco di petrolio o di altre risorse abbia allo stesso tempo una popolazione costretta alla fame, semplicemente perché gli appalti di estrazione e vendita dell’oro nero sono in mano a imprese straniere o a leader locali che trattengono la ricchezza, senza promuovere alcun investimento nel territorio. Basti pensare al Qatar e alla Nigeria: l’Emirato è passato da un trasporto merci a dorso di cammello ad una popolazione che può vantare un reddito medio di 139.000 dollari l’anno, per abitante. La Nigeria galleggia sopra un mare di petrolio, ma l’80% della sua popolazione è ancora al di sotto della soglia di povertà. E i numeri sono destinati a salire, con 10 – 15 milioni di nuovi poveri l’anno.
Per delineare gli equilibri futuri sarà fondamentale capire se gli stati africani riusciranno nel difficile percorso di riappropriazione delle risorse naturali di cui dispongono, lavorando ad accordi di estrazione e vendita più equilibrati.
Non è del tutto scontato che le grandi potenze, abituate ad esercitare sul continente le rispettive influenze, lascino l’Africa libera di agire. Ad oggi si giocano partite diverse nei paesi africani: le egemonie politiche in atto, la gestione sconsiderata delle risorse naturali in loco, la mancata redistribuzione della ricchezza prodotta, la pessima qualità della vita riservata alle popolazioni locali, i flussi migratori in aumento.
E se le materie prime, l’agricoltura e l’energia rinnovabile possono essere le chiavi di volta per un rilancio, la tecnologia autoctona, quella African way, può dare impulso alla svolta: di MPESA, MFARM, ESOKO, COPIA abbiamo già parlato, ma è la cifra della svolta tecnologica africana, non importata, non copiata, non occidentalizzata, che interessa.
Gli africani conoscono la tecnologia, i loro giovani, come tutti i giovani di oggi, la usano in abbondanza e la sanno gestire. Aggiungete alla conoscenza tipica dei giovani, la rivoluzione attuata nei nostri tempi dallo smartphone, che ha permesso agli africani una connessione fino a pochi anni fa impossibile, a tariffe contenute.
Le aree di sviluppo tecnologico africano passano dai loro bisogni più urgenti, in primis l’educazione: la base educativa abbiamo già scritto si allarga, ma la popolazione che vive nella parte rurale spesso è fisicamente impedita allo studio. Ma la soluzione dell’e-learning, accessibile tramite gli smartphone potrebbe aiutare milioni di ragazzi a frequentare la scuola anche quando impossibilitati. Potrebbe essere una via africana per rispondere al problema. Non dobbiamo pensare ai corsi somministrati da Coursera o EDX, veri MOOC (massive open online courses), dobbiamo pensare a progetti di educazione basica o di educazione professionale lanciati dallo Stato. L’insegnamento da lontano riduce le distanza e l’ignoranza, migliora le prestazioni, può aprire nuovi settori e migliorare quelli esistenti.
Immaginate poi l’agricoltura, che ha bisogno di una conoscenza specifica e continua dell’evoluzione nel corso dell’anno, sulla situazione climatica e sugli sbocchi commerciali. Informare o preparare le nuove generazioni di agricoltori in questo modo diventerebbe facile.
La medicina potrebbe essere un altro settore basilare per crescere grazie alla tecnologia: in certi luoghi non esistono cure mediche, né ospedali né cliniche. Immaginiamo allora un luogo fisico, dove è possibile mettersi in contatto tramite una video-chiamata con una persona esperta e competente che ti dà consigli. E che, se il problema è serio, ti reindirizza direttamente a un dottore che capisce il malore, vede il malato attraverso lo schermo, si fa un’idea e prescrive i giusti medicinali, consegnati qualche giorno dopo tramite corriere.
È fattibile? In occidente farebbe ridere, ma in Africa dove il numero di dottori è minimo e la lontananza infinita sarebbe un successo. Meglio un consiglio on line che la morte.
L’economia e il commercio sono poi gli altri due esempi a cui la tecnologia porterebbe effetti positivi. L’e-distributing e l’e-money sono oggi aree aggredibili dalla tecnologia specie dopo il successo di prodotti come COPIA e MPESA.
Il principio che sta alla base del ragionamento è che la tecnologia avvicina, riduce le distanze, insegna, informa, avverte, allerta. Sono tutte azioni che servono a chi vive in una parte del mondo disabitata, ma ha la possibilità di raggiungere con pochi click una persona lontana.