LA GRANDE CRISI DEL LAVORO CAUSATA DALLA ROBOTICA.
maggio 14, 2018
Con la rivoluzione tecnologica e della robotica in atto il mondo va letto con un metro diverso da quello che abbiamo usato finora.
Oggi scopriamo che la Cina sta diventando ricca come nazione e come reddito pro-capite. Oggi scopriamo che i paesi emergenti lavorano per produrre per i paesi ricchi. E stanno diventando ricchi a loro volta.
Oggi vediamo che l’Africa cresce a dismisura in termini demografici, complici la metà della popolazione africana che ha meno di 15 anni, una migliore educazione, una migliorata sanità e un migliorato uso delle medicine: la mortalità infantile decresce, quella anziana pure e il testosterone completa la crescita del 400% in 80 anni. Da 1 a 4 miliardi di persone: più o meno tutta l’attesa crescita mondiale avverrà in Africa.
Ma avranno lavoro? E gli asiatici che stanno per emergere, avranno lavoro? E i sud americani? E i bianchi senza qualificazione lavorativa?
Partiamo prima da una premessa. In questi ultimi trent’anni cosa è avvenuto?
I paesi emergenti ricevevano commesse a basso prezzo per produrre e aumentare la cosiddetta produttività dei paesi ricchi. La gente partiva dalle campagne richiamata da guadagni migliori, facendo in città lavori altrettanto estenuanti. Ma guadagnava, si arricchiva, educava i figli, migliorava lo standard di vita.
I bianchi negli USA e in Europa, mentre si entusiasmavano per l’acquisto da Zara di una maglietta a pochi euro, erano ignari del fatto che stavano perdendo quei soldi, insieme al reddito e forse al lavoro.
Se ne sono accorti tardi. E hanno votato Trump, Brexit, Salvini, 5 stelle, Orban, nella speranza di essere racchiusi in paesi con il filo spinato, che impedisca a Zara di entrare e che permetta loro di riprendersi i quattrini persi.
Ma i buoi sono scappati. E il tempo è passato.
Non solo i ricchi bianchi, ma tutti i paesi emergenti dovranno fare i conti con la rivoluzione della robotica, del machine learning e dell’intelligenza artificiale.
In sintesi, il lavoro dequalificato sarà sostituito prima o dopo (si pensa – nella curva del rapporto Mc Kinsey – in circa 50 anni) da robot che costano meno, sono ammortizzabili e sono privi di tasse. Ovunque.
E ci sarà sempre meno bisogno di una classe operaria a basso costo. E poi va aggiunto che si strombazza che la robotica aumenterà anche la produttività.
Ma per chi?
Se non cresce una classe media capace di consumare di più, di abbellire le proprie case e di creare il sogno in cui figli stanno meglio dei padri, che cosa se ne faranno di tutta questa fantastica produttività, che arriva senza che nessuno possa comprare i prodotti realizzati dall’aumentata produttività? E poi tutta questa fiumana di gente senza grandi studi e senza qualificazione, che cosa farà?
Le due domande sono senza risposta ora.
Per la seconda, tutti gli studi attuali minimizzano e sostengono che, come è avvenuto per l’agricoltura versus la rivoluzione industriale, la gente si riconvertirà. Da contadini a operai.
Ma l’intelligenza artificiale non ha bisogno di operai…
Quindi questa crisi del lavoro sarà molto più dura, crudele e, socialmente parlando, più cara delle precedenti. E sarà una crisi mondiale, che toccherà i paesi ricchi e i paesi emergenti e lascerà nella povertà quelli poveri.
La crescita andrà in stallo, la povertà aumenterà insieme a una disuguaglianza imbarazzante.
Qui mi fermo… pensando ai 2 miliardi di nuovi giovani africani che, temo, vivranno l’incubo perenne della disoccupazione.