L’Africa è il continente meno inurbato al mondo, dove ancora poche persone vivono in città: a livello mondiale il 50% della popolazione si concentra nei centri urbani, in USA si è già arrivati a una percentuale pari a quasi l’80%. L’Africa conta invece una popolazione urbana pari al 40%.
Ma questo valore, già nel 2040, raggiungerà il 60%, e nel 2100 il 70%: le città africane subiranno un boom demografico e saranno le più popolose al mondo. Nel 2100 Lagos, in Nigeria, sarà la prima città del Pianeta per popolazione, ospitando 88 milioni di abitanti. Dietro di lei Kinshasa, in Congo, con 83 milioni e Dar Es Salaam in Tanzania, con 73 milioni di persone.
Le prime tre città più popolose al mondo saranno quindi nel continente africano, seguite da Delhi, in India.
Nella classifica, datata 2010, compare solo Il Cairo, alla quattordicesima posizione. Secondo le più recenti analisi, la stessa classifica nel 2100 ospiterà nei primi posti almeno 7 città africane, evidenziando un trend inarrestabile, che merita attenzione.
Se infatti, come mostrano i dati attuali, la crescita della popolazione in Africa non verrà accompagnata da un’adeguata infrastrutturazione del territorio, il 70% della popolazione urbana si andrà a concentrare nelle baraccopoli. Aree senza servizi, in cui le persone vivono in baracche di lamiera, senza accesso a cure mediche, acqua, luce, istruzione, condizioni igieniche adeguate.
Nel continente africano, i conflitti, la siccità e la mancanza di acqua contribuiscono ad aumentare il fenomeno dell’urbanizzazione: l’ultimo allarme lanciato dall’ONU denuncia la più grave crisi alimentare degli ultimi 50 anni tra Etiopia, Sud Sudan, Somalia, Nord del Kenya.
Cosa possono fare queste persone, strette nella morsa della fame o di conflitti armati, se non spostarsi in cerca di un posto in cui ricostruirsi una vita, un futuro? E i luoghi deputati naturalmente ad accogliere questi migranti saranno all’altezza del compito?
Il forte rischio è che non lo saranno, e che questa dinamica, ormai innescata, non porti a nulla di buono.
Immaginiamo una massa composta da circa due miliardi di persone, tutte in età da lavoro, giovani privi di reddito, costretti in una baraccopoli senza opportunità di sfogo.