Eppure, l’Africa sta crescendo: Stable, Vulnerable e Slow Growers.
marzo 2, 2018
Nel complesso, l’Africa è in continua evoluzione: il suo PIL, per quanto conti poco nel bilancio della ricchezza mondiale, è comunque cresciuto a un ritmo del 3.3% l’anno tra il 2010 e il 2015, dopo aver conosciuto tassi anche maggiori, toccando il 5.4% dal 2000 al 2010.
Come sottolineato nel report “World economic outlook: too slow for too long”, esistono gruppi di paesi chiamati “Stable Growers”, tra cui Botswana, Costa d’Avorio, Etiopia, Ghana e Kenya, che stanno crescendo mantenendo un ritmo costante e che oggi valgono circa il 19% del PIL totale africano.
Vengono poi identificati i “Vulnerable Growers”, tra i quali troviamo Nigeria, Angola, Zambia: paesi dalle grandi potenzialità, che valgono quasi il 35% del PIL totale, ma la cui economia è intrinsecamente legata alla produzione di materie prime, soprattutto petrolio, quindi ad un mercato altamente volatile che tra l’altro ha subito, negli ultimi sette anni, una forte recessione.
Infine, si parla di “Slow Growers” comprendendo tutte le nazioni arabe del Nord e il Sud Africa, realtà che valgono quasi il 47% del PIL, ma che per ragioni politiche o strutturali stanno sperimentando un periodo prolungato di bassa crescita, vedendo aumentare anche i livelli di disoccupazione.
L’Africa è un continente a tre velocità, la cui sommatoria fluttua tra il 3% e il 4% di crescita l’anno, che non è sufficiente a creare un benessere diffuso.
Resta un dato da non sottovalutare: se in Africa continua a verificarsi una crescita minima, ma costante, significa che una nuova classe media inizia ad avanzare.