Una megalopoli in continuo movimento e in continua espansione, in cui ormai l’espressione “traffic jam” è all’ordine del giorno. Nonostante la capitale keniota sia un nodo strategico per l’East Africa, da anni il governo non interviene per migliorare la mobilità urbana, urgenza che invece andrebbe affrontata con la massima priorità, anche alla luce di una popolazione in continua crescita, una classe media che aumenta e che, conseguentemente, mette in strada più auto.
Solo la Cina negli ultimi anni si è occupata di fornire infrastrutture in Kenya (una fra tutte, la nuova tangenziale di Nairobi).
Da un dato certo non si scappa: le città africane subiranno un boom demografico e saranno le più popolose al mondo. Nel 2100 Lagos, in Nigeria, sarà la prima città del Pianeta per popolazione, ospitando 88 milioni di abitanti. A causa di siccità e povertà, moltissime persone si sposteranno dalle campagne alle grandi città e, a causa della mancanza di servizi e assistenza, il 70% della popolazione urbana si andrà a concentrare nelle baraccopoli, in cui le persone vivono in baracche di lamiera, senza accesso a cure mediche, acqua, luce, istruzione, condizioni igieniche adeguate.
Per sopravvivere alla pressione dell’uomo dei prossimi anni, le città africane dovranno affrontare sette sfide che riguardano i nodi cruciali dello sviluppo: food security, water security, energy supply, waste management, external shocks, health and sanitation, slum.
E forse lo faranno in modo creativo, come solo l’Africa sa fare.
Ai grandi obiettivi, il continente supplisce con innovazioni minime che, sommate, possono aggiungere valori incredibili.
Queste innovazioni potrebbero essere la riposta africana ai progetti strutturati delle grandi istituzioni mondiali.