Con la giornata di ieri, si è concluso il summit di due giorni in Costa d’Avorio. Leggendo e sentendo le dichiarazioni, le interviste e i commenti che corredano questo incontro, non si può non rallegrarsi da un lato e amareggiarsi dall’altro.
Quando Tajani dichiara: «su questi quattro aspetti (ndr: migrazione, terrorismo, cambiamento climatico, crescita e occupazione) occorre agire subito prima che sia troppo tardi. Ci confrontiamo con la grande esplosione demografica…» e snocciola le cifre del raddoppio demografico, non possiamo che essere d’accordo e contenti.
Un continente che sta esplodendo per l’aumento demografico, in povertà, senza una crescita adeguata e senza una politica efficiente rischia a breve di implodere e scaricare sull’Europa migrazioni inarrestabili e possibili nuovi terrorismi.
E se poi Tajani è ripetuto e sostenuto da Macron, Gentiloni e Merkel, significa che il problema è compreso perfettamente dalla classe dirigente europea.
Ma quando arriviamo alle cifre che vengono messe sul tavolo del partenariato, non si può far altro che restare di sasso.
Si tratta di una grossa quantità di soldi, è vero, ma assolutamente irrilevante per un continente che ne avrebbe bisogno di molti, molti di più. E spesi nel modo corretto.
Partiamo da un dato certo, per capirci meglio: in termini di PIL, la piccola Europa vale, nel 2015, oltre 20.000 miliardi, mentre tutta la grande Africa vale 2.200 miliardi, ossia il 10% dell’Europa e solo il 3% del PIL mondiale.
Oggi gli aiuti mondiali all’Africa sono circa 60 miliardi annui, con la Ue che investe intorno ai 4 miliardi di euro.
Dal 2021 (saranno passati già tre anni da oggi: un’enormità per questo continente, che avrà già 130 milioni di neonati in più) e fino al 2027, dovrebbero essere stanziati 40 miliardi, di cui 15 a garanzia degli investimenti privati e 25 di risorse fresche. Ma il tutto è suddiviso su ben 7 anni. Quindi diciamo che sono 6 miliardi all’anno, che potrebbero fare leva sugli investimenti privati e, quindi, essere innalzati fino a centinaia di miliardi, se i privati si “buttassero” ad investire.
Ma in realtà, a bocce ferme, significa soltanto un incremento del 50% in più rispetto alla situazione attuale.
Anche se queste cifre fossero spese nel migliore dei modi e non finissero nelle mani delle cleptocrazie di pochissimi oligarchi, sarebbero insufficienti per far decollare il continente. E, in ogni caso, non rappresentano un cosiddetto “Piano Marshall”.
Ci vuole ben altro in termini di finanza.
Queste cifre fanno pensare sempre e comunque a un timido tentativo per giustificare la comprensione della situazione, che non produce armi valide per affrontarla seriamente e risolverla a fondo.
Nonostante tutto, diamo atto che tutti hanno dato prova di cominciare a conoscere il problema e l’urgenza che esso rappresenta.
È già un passo avanti.
Sulla questione migranti… torneremo nei prossimi post.